Hai mai provato il peso del rancore?
Hai mai gestito sentimenti come l’orgoglio, il risentimento, l’odio, la collera, l’indifferenza, l’invidia e tutta quella roba lì?
Sì, esatto, quella roba che se dovessi rappresentarla con un dipinto, potrei creare solo muri di pietra, muri ben radicati sulle spalle, dentro la cassa toracica, dietro gli occhi: muri mostruosi!
Questi mostri hanno un potere smoderato perché riescono a spaccarci il cranio, succhiarci l’energia, indebolire tutti i nostri muscoli: il loro peso è a dir poco tedioso.
Ho sempre avuto paura di loro, una paura accecante, un terrore quasi viscerale.

Mi fanno paura perché, quando sono stata io a subirli, hanno avuto la capacità di farmi sentire impotente, piccola, insignificante.
Mi fanno paura perché ho capito che cosa significa essere in catene, in trappola, in gabbia, mi hanno fatto soffocare.
Mi fanno paura perché la rabbia, l’incapacità di dialogo, di apertura, di perdono fanno morire dentro.
Ti sei mai ritrovato fisicamente invischiato tra le sabbie mobili?
No?
Nemmeno io, ma prova a focalizzare il pensiero su questa immagine…
Quanta paura hai?
Si sprofonda ininterrottamente e non si evolve, non si progredisce.
Ti dirò di più, si perde un mare di energia, si diventa sempre più deboli, ci s’intossica inevitabilmente.
C’è davvero una buona ragione per lasciare una discussione irrisolta, un problema senza soluzione, una realtà offuscata, uno screzio senza abbraccio finale, un’incomprensione senza comprensione?

Perché sprecare tutta questa energia per sprofondare quando si può crescere insieme?
Investirei lo stesso impegno per dialogare, capire, liberarmi da ogni peso, avvicinarmi all’altro, confrontarmi: è davvero questione di incanalare bene le energie in ogni attività che svolgiamo e, in tutta sincerità, credo che la fatica riservata ai mostri sopra citati sia a dir poco inutile.
Parlare è ciò che più ci avvicina ad essere umani e allora facciamolo!
Facciamolo con tutta la disponibilità più positiva verso l’ascolto e il non dare mai per scontato il mondo altrui.
Facciamolo sfruttando tutti i nostri meravigliosi sensi, restando presenti.
Facciamolo per viaggiare più leggeri.
Facciamolo per spalancare porte, per costruire ponti.
Facciamolo per abbattere questi dannati muri: muri mostri!
Ho paura del muro …ho paura del silenzio che subisco perché ho sempre una gran fame di soluzione …di calma …di abbraccio …di buttarlo via subito quel muro…ed è questa la mia trappola..mi sento intrappolata perché voglio parlare e non posso farlo …non posso insistere perché devo devo devo rispettare l’altro e il suo silenzio. Quando finisce la trappola…quando l’altro ti da la possibilità di poterti confrontare forse …si è in due… sempre in due a risolvere le cose e non attendo altro che questo.
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Cara,
non sai quanto ti capisco.
Il muro è qualcosa che ci intrappola: è un’immagine che racchiude in sé una sensazione pesantissima e soffocante. In “Muri Mostri” cerco di evidenziare l’importanza del dialogo e del tempo speso per il confronto proprio perché, a mio parere, troppo silenzio può anche appesantire il dolore reciproco: un dolore spesso inutile e che magari potrebbe essere sciolto in maniera semplice, dedicando qualche minuto in più a una conversazione sana e pacifica.
Nelle incomprensioni, il silenzio, così come la parola sono armi che vanno gestite con cura, ma il focus, secondo la mia opinione, deve sempre essere l’abbattimento di questi muri: occorre consapevolezza e una forte volontà di non ferire l’altro, di restare lucidi e di andare nella stessa direzione, ossia la voglia di risolvere il problema insieme costruendo fondamenta solide.
Anche il troppo silenzio può ferire in maniera eccessiva, perciò l’ascolto deve essere profondo e attivo da entrambe le parti per poter giungere al traguardo in maniera costruttiva.
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molto vero Giulia.. grazie della condivisione..
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Grazie a te per il commento 💗
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