Che cos’è un tabù?
Secondo il mio bagaglio, è tabù qualche cosa che sa di proibito, interdetto, qualcosa che è meglio non dire, non sentire, non vedere. È tabù ciò che disturba la mia mente, i miei occhi, i miei valori, i miei ideali.
I miei appunto. I tuoi non lo so.
È tabù ciò che si ritiene immorale, anormale, eccessivamente fuori dal comune, dal buon costume.
Inaccettabile – Giusto.
Immorale – Puro.
Scandaloso – Normale.
La mia libertà finisce dove inizia la tua?

Chi ha abbastanza autorità per definire la fine? Chi ci indica dov’è l’inizio? E soprattutto, con quale criterio?
La mia visione di libertà è altra rispetto alla tua, magari per il semplice fatto che abbiamo un’età diversa oppure perché sei cresciuto in una casa e una famiglia differenti dalla mia. Azzarderei dire che anche nella stessa casa le visioni di libertà sono disparate.
Ciò non significa che la mia concezione è migliore. E nemmeno peggiore. È semplicemente altra.
Sono libero se percepisco un salario fisso o sono libero se svolgo il lavoro che amo?
Sono libero se posso baciare il mio compagno ovunque io sia oppure sono libero se non dovrò mai vedere mio figlio tornare a casa con il suo compagno?
Sono libero quando i confini non sono muri o sono libero quando torno dentro le mura della mia città?
Sono libero se il mio sesso non è motivo di discriminazioni oppure sono libero perché con il mio sesso ci pago la mia sopravvivenza?
Sono libero se non sono soggetto a un matrimonio combinato o sono libero proprio per il fatto che i miei genitori sceglieranno per me il consorte più adeguato?
Per non parlare di argomenti come: mestruazioni, razza, violenza, religione, autoerotismo… potrei creare una lista di soli macro temi che meriterebbero un’analisi più dettagliata sulla miriade di micro tabù da sviscerare.
I tabù esistono, ma non basta: i tabù divorano, succhiano, uccidono la nostra libertà, in quanto spesso ci inducono a rinnegare la nostra stessa autenticità.
I tabù sono un cancro subdolo, bastardo.

L’unico dovere che abbiamo non è capire dove inizia e finisce la nostra libertà, ma fare in modo che i muri vengano abbattuti proprio per eliminare le etichette e per far sì che tutti possano sentirsi liberi dall’essere etichettati.
Se rispettiamo la diversità che ci circonda, se la viviamo senza paura, se procediamo con onestà, se accogliamo i nostri fratelli e sorelle con le stesse braccia con le quali vorremmo essere accolti: siamo davvero certi che definire i confini della libertà di ciascuno di noi sia un atto necessario?