Se avessi la possibilità di cambiare anche solo un evento del tuo passato, lo faresti?

C’è chi vive la propria vita dentro un serpente che si morde la coda, con la convinzione che tutto ricominci dopo aver raggiunto la propria fine.
C’è chi vive la propria vita su una linea retta, sulla quale un evento si sussegue all’altro, fino al suo totale compimento.
C’è chi vivrà la propria vita su più dimensioni e magari il tempo sarà una dimensione fisica, tangibile, concreta.
Approcci così distanti, divergenti, lontani anni luce, ma con un fattore comune dominante: l’impossibilità di tornare indietro nel tempo.
Che sia ciclico, rettilineo, pluridimensionale, nulla consente all’esperienza umana di cambiare ciò che è stato, di tornare indietro, di invertire le carte in tavola.
Ma se avessimo davvero la possibilità di retrocedere, sarebbe questo il modo corretto di usare il nostro tempo?
Con molta probabilità, perderemmo la capacità di scegliere consapevolmente, perderemmo sicuramente il sapore del rischio, dell’attesa, dell’imprevisto, dell’istinto, dell’errore, perderemmo il sapore di tutto quanto, del senso, del non senso.
Il sapore di starci in questo mondo. In questo tempo.
L’ossessione costante dell’essere umano di voler prendersi gioco del tempo con la pretesa di rimbalzarci sopra come un dio onnipresente e onnisciente, non è forse il modo in cui il tempo stesso si prende gioco di noi?

A volte, sarebbe opportuno accettare che alcune cose devono accadere e basta: senza affanno, senza presunzione, senza angoscia.
Accoglierle, accettarle: alcune con un sorriso, alcune con qualche ferita.
Dovremmo planare sul nostro presente godendoci l’ora, liberandoci dal domani, ma soprattutto lasciando andare ciò che è stato, ieri.